Si è aggiunta anche la contestazione di diffamazione aggravata dal mezzo della stampa a quella di vilipendio nel procedimento penale che vede imputato, a Milano, Maurizio Belpietro, direttore responsabile del quotidiano Libero. Sotto accusa il titolo a sei colonne all’indomani della strage di Parigi: “Bastardi islamici”. Più di una querela fu presentata alla magistratura nei confronti di Belpietro. Una di queste porta la firma di M. A. S., manager di 45 anni, esponente del coordinamento territoriale del Pd di Pordenone. La Procura di Milano contesta a Belpietro di aver offeso pubblicamente la confessione religiosa islamica, «mediante il vilipendio di coloro che la professano». Con l’aggravante di aver commesso il fatto «per finalità di discriminazione e di odio religioso». Ieri mattina Abbas Sufi ha presentato, con l’avvocato Fabio Gasparini di Pordenone, la costituzione di parte civile. Il giudice si è riservato di esprimersi sulle richieste
(Dal Messaggero Veneto del 14.03.2017).
Un donna velata, “cittadina italiana”, il Coordinamento Associazioni Islamiche di Milano e Monza, rappresentanti della comunità islamica di Bologna e altri musulmani, anche come singoli cittadini, si sono presentati in aula a Milano o hanno dato mandato ai loro legali per costituirsi come parti civili nel processo a carico di Maurizio Belpietro, imputato per “offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone”, aggravate dalla finalità di odio razziale, per il titolo di Libero del 13 novembre 2015, dopo la strage dal teatro Bataclan di Parigi, “Bastardi islamici”.
“Il titolo ci offende e ci disgusta e incita all’odio religioso”, ha spiegato Omar Jibril, presidente del Caim, al termine dell’udienza rinviata al prossimo 15 maggio per la discussione delle parti sull’ammissione o meno delle parti civili, rappresentate tra gli altri dagli avvocati Andrea Cattaneo e Domenico Tambasco. Belpietro ora è direttore del quotidiano La Verità.
Belpietro, stando all’imputazione formulata dal pm Piero Basilone, è imputato per aver offeso “pubblicamente la religione islamica” con quel titolo e al direttore viene contestato anche un articolo della legge Mancino, ossia l’aggravante di aver agito con finalità di odio razziale. Il procedimento è nato in seguito alle querele depositate in procura a Milano da una decina di musulmani. Solo alcuni di loro, però, hanno chiesto di entrare nel processo come parti civili, mentre le istanze sono state presentate da altri musulmani, anche come singoli, oltre che dal Caim, che rappresenta 25 associazioni tra Milano e la Brianza, e dalla comunità islamica di Bologna.
“Qualora dovessimo ottenere una risarcimento – ha spiegato il presidente del Caim – destineremo quei fondi per promuovere iniziative volte al dialogo interreligioso e contro l’islamofobia”. La difesa di Belpietro, con il legale Valentina Ramella, ha chiesto un termine al giudice Anna Calabi della Settima sezione penale per valutare le richieste di costituzione delle parti civili. E’ stata fissata, dunque, un’udienza per il 15 maggio prossimo per discutere sul punto e poi il giudice deciderà sull’ammissione o meno delle parti civili
(Da Repubblica.it del 13.03.2017).