Cinque anni dopo il fallimento dell’Arredo system di Fontanafredda, tre figure apicali dell’azienda si ritrovano in un’aula di tribunale. I due membri del consiglio d’amministrazione M. D. C., 35enne di Gaiarine e I. B., 37enne sacilese, hanno patteggiato, ciascuno, un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa, per bancarotta. V. N., 72enne barese, nella sua veste di apparente cessionario di tutte le quote sociali dal 22 maggio del 2009 e amministratore unico dal 18 aprile dello stesso anno, è stato, invece, rinviato a giudizio.
La prima udienza è fissata per il 6 novembre, dinanzi al tribunale collegiale di Pordenone. La curatela fallimentare si è costituita parte civile, con l’avvocato Fabio Gasparini del foro di Pordenone. Secondo l’accusa, in concorso fra di loro, al fine di procurare a sé o ad altri ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori, avrebbero sottratto o distrutto le scritture contabili, in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari. in Particolare D. C., amministratore unico, in concorso con il socio di maggioranza B., avrebbe simulato una cessione delle quote della società (di fatto già cessata e smembrata da tempo) a N. e a A.P. Formalmente, però, i due avrebbero ceduto a quest’ultimo la documentazione, disperdendola in vista della procedura fallimentare, in modo da mascherare le sottrazioni di beni perpetrate nel periodo immediatamente precedente.
Stando all’accusa, avrebbero inoltre distratto immobilizzazioni materiali per più di 730 mila euro e rimanenze per più di 188 mila euro e somme presenti in contabilità al 31 agosto 2008 di cui non era stata più trovata traccia. Nonostante la società fosse decotta nel 2009, secondo l’accusa aggravarono il dissesto, spogliando la società dei beni residui.
(Dal Messaggero Veneto del 30.07.2015)