Stalking a due commercialisti, imprenditore finisce nei guai. Il giudice per le indagini preliminari Monica Biasutti gli ha imposto il divieto di avvicinarsi agli studi professionali e alle abitazioni private delle persone offese.
L’indagato, un 72enne pordenonese, rappresentante legale di un’azienda in concordato, dovrà rimanere a 500 metri di distanza dai luoghi frequentati dai due professionisti, pena l’aggravamento della misura cautelare.All’imprenditore, difeso dall’avvocato Luca Donadon, il pm Federico Baldo, che coordina l’indagine, ha contestato una serie di atti persecutori nei confronti del liquidatore giudiziale del concordato e del suo socio di studio, incaricato dal tribunale di seguire gli adempimenti fiscali e la contabilità della procedura. Gli inquirenti hanno ricostruito le condotte: invio di più mail minacciose o ingiuriose nell’arco della stessa giornata, incursioni a cadenza settimanale nello studio dei professionisti accompagnate da scenate («Siete tutti dei mafiosi»), appostamenti fuori dall’abitazione privata del liquidatore giudiziale (una volta ha fermato pure la moglie del commercialista).
La procura ha contestato all’indagato di aver indotto i commercialisti a cambiare le proprie abitudini di vita e professionali con le sue condotte: sono giunti a temere per la propria incolumità, si guardavano in giro con circospezione quando raggiungevano l’ufficio per paura di incrociarlo. Il liquidatore ha escluso le sue mail su pc e telefonino mentre il collega ha bloccato sul cellulare il contatto per non ricevere più le sue telefonate.Ieri l’indagato è rimasto in silenzio dinanzi al giudice Biasutti. All’interrogatorio ha partecipato anche il pm Baldo. Interpellato, l’avvocato Donadon ha precisato di aver suggerito al cliente di avvalersi onde valutare gli atti, rimarcando che «il reato di stalking, istituito per proteggere le donne da chi le perseguita, è invocato oggi in liti condominiali o usato da professionisti per allontanare clienti che telefonano troppo spesso o scrivono troppe mail». I due professionisti, assistiti dall’avvocato Fabio Gasparini, hanno presentato un esposto in procura a luglio 2019, quando hanno ravvisato ripercussioni sulla loro attività. Il 21 febbraio di quest’anno il questore Marco Odorisio ha emesso un ammonimento nei confronti dell’imprenditore.
Superato il lockdown, l’indagato ha ricominciato a contattarli. I due commercialisti si sono determinati a depositare una nuova memoria in procura. È scattata così la misura cautelare del divieto di avvicinamento.
(Dal Messaggero Veneto del 04.09.2020)